Victor - Vademecum di uno specialista 

di Picca Piero ©

 

Progetto Editoriale: Nightmares - Il Melograno Edizioni
Copertina: Il Melograno
Stampa: Meloprint - Cassina Nuova (MI)
ISBN:
-88-6111-229-3


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"Victor - Vademecum di uno specialista"
di Piero Picca
Proprietà letteraria riservata
2007 Nightmares

per informazioni : pieropicca@email.it

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Il libro racconta la storia di Victor, un killer professionista cresciuto nella vecchia Edimburgo. Prima di uccidere le sue vittime, ama conoscerle, entrare per pochi attimi nella loro vita.Il tempo metterà in risalto i suoi stati d’animo, le sue considerazioni e la voglia di innamorarsi.Le città descritte, visitate da Victor, sono tutte descritte con particolari interessanti.Il tutto è contornato da notizie storiche ed attuali, si parla dell’effetto serra, del museo del Louvre, dell’incontro tra Giovanni Paolo II e Fidel Castro, informazioni sulla morte di Napoleone, detti latini e tanto altro.

Frasi tratte dal libro:

- Assaporai subito nell’aria uno strano odore, era un sigaro cubano che Brasò aveva lasciato semiacceso nel portacenere di cristallo appoggiato sul tavolo in mezzo alla stanza. Non gli dissi niente; preferii sedere sulla poltrona più lontana da quel maledetto sigaro. Il barone mi chiese se avessi gradito bere uno scotch in sua compagnia ed io annuii sorridendo.

 - Iniziai a passeggiare, le luci della città si stavano ormai spegnendo, in strada non c’era anima viva, solo spazzatura e branchi di giovani balordi e temerari. Qualche taxi viaggiava distratto. La torre Eiffel era luminosissima. Passeggiai per circa dieci minuti finché, dietro un angolo non scorsi delle ragazze ben vestite, dovevano essere delle prostitute d’alto borgo.

 - La complice, sentendo quel fracasso uscì velocemente dalla stanza, non aveva idea di quello che era successo. Ad aspettarla c’ero io con la pistola puntata, il suo viso diventò pallido. Era vestita con un pigiama rosa, dalla fretta aveva dimenticato le pantofole. Mi disse che il portafogli era nel cassetto del comodino, precisando che non aveva toccato niente. Mi accertai subito che dicesse la verità. Tutto era lì: i miei documenti e la foto di quel tizio. <<Mi hai deluso>> le sussurrai <<odio chi mi delude.>> Sparai.

 - Era una bambina dai capelli biondi e ricci, aveva milioni di riccioli color oro che le scendevano come ciliegie, era identica a Shirley Temple, la bambina prodigio di Hollywood, protagonista di numerosi film negli anni ’30. I suoi occhi spalancati e castani assomigliavano a due enormi lune piene in una notte d’agosto. Indossava un vestitino bianco, coperto da un maglioncino blu che, evidentemente, le doveva fare da riparo per l’umidità che si avvertiva. Anche se era ancora febbraio, precisamente il 27, quella mattina era insolitamente calda.

 - Cominciai a pensare all’America, quando visitai Los Angeles. Sul Wilshire Boulevard ero in cerca dell’Ambassador, l’albergo mozzafiato e antico per tutte le vecchie star di Hollywood, proprio lì dove morì Robert Kennedy nel 1968. Ora ci trovate un cantiere che sarà un complesso scolastico. Tra qualche mese sarà di nuovo estate, quest'anno voglio visitare l'Italia.

 -<<Conosco un particolare interessante su questa nazione, nel 1997 in occasione della visita del Papa Giovanni Paolo II a Cuba, Fidel Castro dichiarò il 25 dicembre festivo. Fino a quella data, il Natale nell'isola caraibica era considerato un normale giorno lavorativo.>>

-La serata scorreva veloce e lieta. Finimmo di mangiare. Quando chiesi il conto appoggiò la sua mano sulla mia. Uscimmo dal ristorante. C'era un'aria molto umida, non faceva particolarmente freddo, le appoggiai comunque il mio cappotto sulle spalle. Sembrò gradire. Volle farmi vedere casa sua.

-Mi invitò ad entrare. Il suo cane, un setter irlandese, appena sentì la porta aprirsi corse da lei a farle le feste, poi si avvicinò a me e mi annusò le scarpe. Sara lo portò in un'altra stanza, poi venne verso di me.

-Mi fissava, continuava a mordersi le labbra, forse era un po’ nervosa. Cominciammo a baciarci, prima con tenerezza poi con passione, finché finimmo inevitabilmente a letto. Iniziai a spogliarla, con grazia, come si levano i petali a un fiore. La sua pelle profumava di miele, era liscia e chiara come neve. Percepivo i battiti del suo cuore. Dopo aver fatto l'amore ci addormentammo abbracciati come bambini innocenti. Quella notte sognai l'Italia, la Scozia e la bimba conosciuta al parco di Parigi.

 - Odio i politici, chiacchierano ovunque si trovano, è difficile incontrare un politico che ha la bocca chiusa, un po’ come vedere un cinese senza macchina fotografica. ’Arthur Schnitzler disse: è difficile decidere quando la stupidità assume le sembianze della furfanteria e quando la furfanteria assume le sembianze della stupidità. Perciò sarà sempre difficile giudicare equamente i politici.’ Uscii nuovamente dalla sala per fumare una sigaretta.

 

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